Colonnine auto elettriche in Italia: dati, costi e incentivi 2025
L’Italia conta oggi oltre 64 mila colonnine di ricarica per auto elettriche, un numero in costante crescita ma ancora insufficiente per sostenere la transizione completa dal motore termico all’elettrico. Le infrastrutture si moltiplicano, le norme ci sono, ma un fattore continua a frenare il passaggio definitivo: il costo dell’elettricità.
Cominciamo con le buone notizie: le colonnine di ricarica per le auto full electric o hybrid aumentano. La cattiva notizia è che sono ancora insufficienti per un completo passaggio dal termico all’elettrico del parco vetture.
In ogni caso, è indubbio che la transizione verso la mobilità elettrica rappresenta una delle sfide più significative per l’Europa e l’Italia, e che richiede un’infrastruttura di ricarica capillare e accessibile.
Se è vero che negli ultimi anni si è assistito a una crescita esponenziale delle colonnine di ricarica, è altrettanto assodato che permangono sfide legate alla distribuzione, alla potenza e alla normativa, soprattutto in ambito condominiale. Ostacoli che, però, si possono superare.
Colonnine di ricarica auto elettriche in Italia: situazione, costi e incentivi 2025
Al 31 dicembre scorso l’Italia contava su 64.391 punti di ricarica a uso pubblico, con un incremento del 27% rispetto all’anno precedente. Anche se la percezione generale non è quella di un’infrastruttura sufficiente, in realtà il nostro Paese risulta tra i quattro leader europei per densità di punti di ricarica in rapporto al numero di veicoli elettrici circolanti.
Anche se, per la verità, la proporzione dipende in buona misura dal fatto che le auto con batteria sono ancora poche rispetto ad altri paesi. In ogni caso, a guidare la classifica per numero di colonnine è la Lombardia, con 12.926 punti di ricarica, seguita da Lazio con 6.917, Piemonte (6.151), Veneto (5.880) ed Emilia-Romagna (5.086). Napoli si distingue come la città con la maggiore densità di colonnine in rapporto alla superficie, seguita da Torino e Milano.
Attenzione, però: c’è colonnina e colonnina. La rete italiana ne presenta una varietà: il 77,2% funziona con corrente alternata, con potenze fino a 49 kW (comporta un tempo più lungo di ricarica), mentre il restante 22,8% è in corrente continua, con potenze superiori e maggiore velocità per un «pieno». In particolare, 10.831 punti offrono potenze tra 50 e 149 kW, e 4.230 superano i 150 kW.
Il confronto europeo: dove si colloca l’Italia
Ma per comprendere qual è la situazione italiana occorre un paragone con il resto della Ue. Gli ultimi dati disponibili indicano che al luglio scorso l’Europa contava oltre 900 mila punti di ricarica pubblici e semi-pubblici, con un tasso di crescita medio annuo del 55,4% dal 2021. È, però, una cifra ancora lontana dagli obiettivi dell’Unione Europea, che stima la necessità di circa 8,8 milioni di punti di ricarica entro il 2030.
In questo panorama l’Italia si posiziona al quarto posto in Europa per densità di punti di ricarica ogni cento auto elettriche: il nostro paese ne ha 19 e supera Francia (14), Germania (7) e Regno Unito (6). Non solo: in termini di infrastrutture ad alta potenza, l’Italia è seconda solo alla Spagna, con 3,43 punti di ricarica veloci ogni 100 auto elettriche. Insomma, se si parla di motorizzazione in elettrico, siamo messi meglio di altri.
Il vero ostacolo: il costo dell’elettricità
Apriamo una parentesi: perché, quindi, le auto elettriche stentano?
La prima risposta è che costano mediamente di più. Ma uno dei problemi è anche il prezzo dell’elettricità, che è maggiore rispetto a tutti gli altri paesi. Lo scorso anno in Italia il costo medio per megawattora è stato di 108,52 euro, con un calo del 15% rispetto al 2023.
Ma i francesi spendono la metà: 58,02 euro per megawattora e nei paesi scandinavi la corrente costa solo 38,06 euro per megawattora, quindi quasi un terzo di quanto paghiamo noi. Chiusa parentesi.
Colonnine di ricarica nei condomini: cosa dice la normativa
In ogni caso, le colonnine di ricarica più interessanti sono quelle nei condomini: lasciare l’auto per la notte e ritrovarla con la batteria al 100% al mattino è quanto desidera ogni proprietario di auto elettrica o ibrida: è un sistema comodo e, nonostante il costo della bolletta, è anche economico rispetto al carburante fossile. In Italia l’installazione di colonnine di ricarica nei condomini è regolata da diverse normative.
Per esempio, la norma Cei 64-8 stabilisce i requisiti tecnici per la progettazione e l’installazione degli impianti elettrici, inclusi quelli per la ricarica dei veicoli a batteria. Il decreto legislativo 48/2020 recepisce, invece, la direttiva Ue 2018/844, imponendo l’obbligo di predisporre l’infrastruttura per la ricarica nei nuovi edifici residenziali con più di dieci unità abitative o in quelli sottoposti a ristrutturazioni rilevanti.
A parte questo, la legge prevede che un singolo condomino possa installare una colonnina a proprie spese, anche in caso di opposizione dell’assemblea, purché non arrechi danni alle parti comuni o comprometta la sicurezza dell’edificio. È comunque necessario informare l’assemblea e rispettare le normative tecniche vigenti.
Incentivi per la mobilità
L’installazione di colonnine di ricarica nei condomini, insomma, è agevolata dalle norme che ne facilitano l’adozione. E questo è un aspetto di cui tenere conto a maggior ragione dopo il piano di revisione del Pnrr che è stato appena adottato dal governo. Il piano prevedeva di completare 21 mila installazioni di stazioni di ricarica entro il 30 giugno 2026 su tutto il territorio italiano.
Diversi fattori, però, hanno rallentato il piano. I bandi iniziali hanno raccolto poche proposte: nel primo avviso extraurbano il ministero per lo Sviluppo ha ammesso di non aver potuto selezionare alcun progetto «in quanto le poche proposte presentate non avevano i requisiti di ammissibilità».
Le criticità segnalate hanno incluso tempi di partecipazione troppo brevi e requisiti tecnici stringenti (per esempio, una potenza minima di 175 kW), che hanno scoraggiato gli operatori. Insomma, i bandi sono stati scritti male nella forma e sono risultati incompatibili nella sostanza.
Ma secondo l’agenzia Ansa il ministero si è difeso attribuendo il flop allo «scarso interesse del mercato» nelle aree extra-urbane. Insomma, è sempre colpa degli altri.
Dirottamento dei fondi e nuovi incentivi auto elettriche
Fatto sta che i fondi destinati alla diffusione delle colonnine pubbliche di ricarica sono stati dirottati su un nuovo piano di rottamazione delle vetture inquinanti. In sostanza, 597 milioni di euro risparmiati (si fa per dire) per il mancato raggiungimento degli obiettivi relativi alle infrastrutture di ricarica elettrica previsti dal Pnrr dovrebbero essere destinati a uno sconto per chi acquista auto elettriche.
Non esattamente una decisione lungimirante secondo molti osservatori, ma che comunque rende ancora più indispensabili le colonnine installate in condominio.
In ogni caso, la richiesta di modifica del Pnrr inviata alla Commissione europea il 21 marzo scorso e approvata dal governo il 19 maggio nella sua veste definitiva dalla Cabina di regia a Palazzo Chigi, prevede un programma di incentivazione con la sostituzione, entro il 30 giugno 2026, di 39 mila veicoli a combustione interna con vetture elettriche.
Mistero, fino al momento della stesura di questo articolo, sulle modalità di incentivo. Secondo alcuni, i bonus saranno legati sia all’Isee del richiedente sia al prezzo di listino. Una ricostruzione provvisoria indica un contributo che potrebbe arrivare a 11 mila euro per chi ha un Isee fino a 30 mila euro e a 9 mila per chi arriva a 40 mila.
Potrebbero accedere ai sussidi anche le piccole imprese intenzionate a sostituire i loro mezzi da lavoro: in questo caso il bonus arriverebbe al 30% del listino e fino a un massimo di 20 mila euro.
Il futuro della ricarica in Italia
È stato bello sognare: un bonus per le colonnine di ricarica in condominio è apparso come una meteora. È stato previsto dal decreto Milleproroghe approvato a febbraio.
Purtroppo, però, la finestra di presentazione delle richieste dell’incentivo nel 2025 è già passata: era prevista dal 29 aprile 2025 al 27 maggio 2025. Il bonus colonnine prevedeva un contributo a fondo perduto pari all’80% delle spese di acquisto e installazione di una stazione di ricarica domestica (come una wallbox o colonnina privata).
Il contributo era condizionato da un massimale fino a 1.500 euro per singolo utente privato, e fino a 8 mila euro complessivi per l’installazione in parti comuni condominiali. Per ottenere il bonus nel 2025, inoltre, occorreva aver acquistato e installato la colonnina nel corso del 2024. Come se non bastasse, l’incentivo è stato accuratamente poco pubblicizzato. Il piacere, insomma, è stato breve, e neppure intenso.
di Paolo Caliari





