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Giovani e mercato immobiliare: aspettative, mutui e ristrutturazioni

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Giovani e mercato immobiliare

Giovani e mercato immobiliare: dieci under 35 alle prese con una nuova abitazione: ostacoli, speranze e progetti per trasformare l’appartamento. Cosa vogliono i Millenials dal mercato immobiliare e a quale riqualificazione vogliono arrivare

Mai come ora, per i giovani italiani sotto i 35 anni, la casa è diventata uno snodo cruciale tra il sogno e la realtà. Il desiderio di autonomia, di stabilità, di un luogo che sia proprio, si scontra quotidianamente con ostacoli strutturali che la rendono quasi un miraggio.

Ma la casa per gli under 35 ha caratteristiche ben precise: è un investimento che richiede mutuo o aiuto familiare; va’ sistemata per renderla personale o perché è necessario; le ristrutturazioni tramite manodopera fidata richiedono un bilanciamento tra scelte al risparmio o sostenibilità; infine, vi deve essere un compromesso tra vivibilità e spazi.

A partire da questo contesto abbiamo raccolto dieci storie di giovani under 35 provenienti da città e realtà delle più disparate: Milano, Romito Magra (La Spezia), Sedriano (Milano), Genova, Concorezzo (Milano), Monza, Lissone (Monza e Brianza), San Vito al Tagliamento (Pordenone), Rho (Milano) e Volpiano (Torino), che hanno appena comprato o stanno cercando di acquistare casa.

Dieci traiettorie personali che, tra differenze geografiche, socioeconomiche e familiari, offrono uno spaccato sorprendentemente coerente del presente.

Nelle interviste, emergono punti in comune: la fatica nell’ottenere mutui, la dipendenza dal supporto familiare, le rinunce imposte dai costi e anche nuove consapevolezze e strategie. Quindi, al netto del quadro di analisi e delle esperienze raccolte, quali sono le aspettative o esigenze dei giovani riguardo la casa?

Gli aiuti dai familiari

Oggi, la parola casa va a braccetto con famiglia e mutuo. L’accesso all’abitazione, per gli under 35, non è mai un gesto solitario, ma una trattativa complessa in cui sogni, limiti economici e strategie collettive si intrecciano. L’acquisto di un’abitazione diventa spesso possibile solo grazie a una rete familiare solida o a un piano finanziario spalmato su più anni.

In molti casi, la famiglia non è solo alleata, ma protagonista. «Questa casa era dei miei genitori. Ci ho vissuto anche io, poi ci siamo spostati, e adesso è diventata ufficialmente mia. Ho fatto l’atto dal notaio e ho pagato tutte le spese notarili», racconta Alessia Collura, 28 anni, infermiera.

Non si tratta di una situazione isolata. Anche Davide Ronchi e Valentina Boninsegna, 33 e 26 anni, hanno iniziato il loro percorso abitativo grazie a un’opportunità familiare: «Un bilocale inutilizzato messo a disposizione dalla famiglia di Davide ci ha permesso di convivere prima ancora di comprare. È stato un passaggio importante per organizzare il nostro futuro».

Anche quando la casa non è ricevuta in eredità o in dono, il sostegno dei genitori si rivela essenziale per affrontare l’anticipo del mutuo o per tamponare imprevisti. Alberto Magni, 35 anni, racconta che «per il 20% di anticipo ci hanno supportato i nostri genitori.

Abbiamo avuto un buon prezzo e niente costi di agenzia». Un aiuto che non è sempre pianificato, ma diventa indispensabile: «Per quanto uno si prepari alla grossa spesa della casa, ci sono sempre imprevisti, e senza di loro non avrei saputo affrontarli», ammette Luca Farina, 31 anni, che ha acquistato una casa indipendente in provincia di Torino.

Mutui trentennali

E poi ci sono i mutui: lunghi o lunghissimi, a volte scelti non solo per necessità, ma come forma di precauzione.

Oreste Zanello, 32 anni, spiega: «Ho fatto un mutuo trentennale per avere una rata più bassa. Se dovessi avere altre spese, tipo un’auto, non voglio che impattino troppo sul mio stipendio».

Anche Michele Rota e Paula Gutiérrez, coppia milanese di 30 e 34 anni con contratti non stabili, hanno dovuto rivedere il budget iniziale e, alla fine, accettare un mutuo meno generoso del previsto: «La banca era disposta a finanziare fino a 100 mila euro perché non abbiamo contratti a tempo indeterminato. Alla fine, siamo riusciti ad arrivare a 120 mila, ma ci siamo dovuti adattare».

Chi è riuscito a fare a meno di tutto questo è un’eccezione. Umberto Leone, 32 anni, corriere in bici a Genova, ha acquistato casa senza mutuo: «Risparmiando mentre stavo dai miei, sono riuscito a mettere da parte i soldi. Non volevo affittare, è una spesa senza ritorno».

La sua voce, però, è isolata nel coro ma non lontana dalle altre. Tutti gli intervistati parlano di rate da bilanciare, di genitori da ringraziare, di conti fatti al centesimo. Il progetto di una casa, in queste storie si trova in un equilibrio costante tra ciò che si può ottenere con le proprie forze e ciò che si riceve come eredità, materiale o simbolica, da chi è venuto prima.

E anche quando il mutuo sembra un vincolo, viene percepito come un compromesso accettabile per guadagnare stabilità, progettare una convivenza o semplicemente «non buttare via soldi ogni mese», come racconta Alice Zollia, 25 anni, infermiera friulana.

L’acquisto di una casa è possibile, ma per gli under 35, non avviene mai da soli. Dietro ogni acquisto c’è quasi sempre un coinvolgimento familiare, un foglio Excel pieno di ipotesi, e un orizzonte che li vedrà impegnati per i prossimi trent’anni.

Bonus sì e no

Per molti giovani under 35, la decisione di acquistare casa nasce da una logica più profonda della semplice necessità abitativa. La casa è vista come una garanzia, l’unico investimento ancora sensato in un orizzonte fatto di instabilità e salari fermi. L’acquisto non è vissuto come spesa, ma come strategia: mettere radici, costruire capitale, sottrarsi alla precarietà dell’affitto.

«Non volevo continuare a buttare soldi in qualcosa che non fosse un investimento duraturo», racconta Giorgia Ranieri, ostetrica palermitana di 27 anni.

«Ho deciso quindi di pagare per qualcosa che mi rimane, come la casa». È una frase che sintetizza bene lo spirito con cui tanti giovani oggi si avvicinano all’acquisto: la casa è patrimonio, ma anche sicurezza per il futuro.

Eppure, questo investimento resta spesso al di fuori della portata. A fronte di prezzi in crescita e contratti di lavoro fragili, molti giovani guardano ai bonus statali come un ponte favorevole tra l’intenzione e la possibilità dell’acquisto.

Alcuni riescono ad attraversarlo. Alice è riuscita a ottenere un mutuo al 100% accedendo al Bonus Prima Casa under 36: grazie alla giovane età e alle agevolazioni, ha ottenuto l’intero importo senza garanti.

Anche Davide e Valentina, che hanno scelto un appartamento di nuova costruzione a Concorezzo, hanno incluso il sismabonus come elemento chiave della loro pianificazione: «Potremo recuperare 30 mila euro in dieci anni». È stato uno dei motivi che li ha spinti ad acquistare quella casa.

Incentivi e ostacoli

Ma se per alcuni il bonus è stato decisivo, per altri è rimasto un’occasione mancata. Renate Jirjena, barista di 27 anni, e il suo compagno non hanno potuto accedere alle agevolazioni under 36: «Io avevo un Isee troppo alto essendo ancora nel nucleo familiare, lui aveva ereditato una quota di una casa. Così siamo stati esclusi».

La frustrazione nasce dal fatto che quelle condizioni formali non rispecchiavano spesso la reale situazione economica. Ma non sono solo i requisiti a essere una barriera. Alberto, che ha beneficiato del bonus ristrutturazione al 50%, sottolinea come l’accesso a queste misure non sia sempre semplice: «Abbiamo sfruttato il bonus, ma tra pratiche, fornitori e burocrazia, la gestione non è stata leggera. Servono competenze e tempo».

Un sentimento condiviso anche da Michele e Paula, che hanno affrontato la burocrazia dell’acquisto con non poca fatica: «La spesa più pesante è stata proprio quella, più del previsto: il 10% di costi accessori ha inciso moltissimo».

I bonus sono stati spesso vissuti come strumenti importati, ma non universali. Chi è riuscito ad accedervi è stato avvantaggiato nell’investimento. Per altri, invece, restano meccanismi rigidi, ostacolati da soglie formali o da una burocrazia che scoraggia proprio chi ha meno risorse.

La ristrutturazione

Togliere le vecchie piastrelle, scegliere i pavimenti, abbattere i muri: è in quel momento che la casa comincia a diventare propria. Per gli under 35 ristrutturare, infatti, non è un bilanciamento tra un’esigenza tecnica, è un gesto di appartenenza. In alcuni casi, l’intervento è inevitabile.

Gli immobili datati, spesso impongono interventi su impianti, bagni, serramenti. È il caso di Michele e Paula, che dopo aver comprato un bilocale degli anni Settanta, hanno «rifatto tutto: impianti, bagni, serramenti, cucina. Anche i pavimenti sono stati sostituiti». Tra una situazione non conforme alla normativa e verifiche preliminari incomplete vi era necessità di una ristrutturazione totale.

Ma, più spesso, i lavori vanno oltre il necessario. Ristrutturare diventa un modo per sentirsi davvero dentro la propria casa. Alessia ha ricevuto dai genitori un appartamento degli anni Settanta, ma ha voluto cambiarlo completamente: «Ho deciso di trasformarla a mio gusto. Pavimenti, piastrelle, sanitari, impianti: volevo una casa che mi rispecchiasse».

La ristrutturazione è stata integrale: nuovi pavimenti in monocottura, piastrelle a listelli per le camere, soffitti ribassati con illuminazione a led, caldaia sostituita, tapparelle elettriche, climatizzazione in ogni stanza. Nessun dettaglio è stato lasciato al caso. «Anche se alcuni materiali erano un po’ più costosi, ho preferito fare le cose bene, perché volevo sentirmi a casa davvero».

I lavori

Questa spinta a fare proprio lo spazio si legge anche in scelte più contenute ma ugualmente sentite. Renate e il suo compagno hanno acquistato un trilocale del 1968 a Rho, che non necessitava di ristrutturazioni urgenti tranne che per gli impianti.

Eppure, hanno deciso di abbattere dei muri e ripensare la cucina: «Volevamo metterla a posto secondo i nostri gusti». Hanno scelto personalmente i pavimenti, puntando su un laminato Spc resistente, acquistato tramite un fornitore di fiducia della famiglia.

Anche quando il budget è limitato, l’appropriazione passa per strategie proprie. Umberto, che ha acquistato un piccolo bilocale a Genova senza mutuo, si è affidato a un amico per costruire un soppalco in acciaio e legno di recupero: «Sono sempre andato sulla cosa più economica. Se ci fosse stato più capitale, forse avrei scelto materiali più sofisticati».

Ogni intervento è stato pensato per adattare lo spazio alla propria vita, alle proprie abitudini, alle proprie priorità economiche. A volte la ristrutturazione è minima, ma mirata.

Oreste, in Liguria, ha rifatto solo il bagno, ma lo ha scelto personalmente, recandosi in negozio e curando ogni dettaglio: «Ho comprato tutto io da Iperceramica. Per le cose tecniche ho chiamato un amico». Non era obbligato a intervenire, ma voleva rendere lo spazio più suo, anche solo con piccoli gesti.

Ci sono casi in cui la ristrutturazione non c’è, semplicemente perché si è scelto di acquistare un immobile nuovo, già in linea con le proprie esigenze. Ma, anche lì, l’interior design e la scelta delle finiture diventano il campo d’azione dell’identità.

Davide e Valentina hanno bloccato su carta un appartamento in classe A3: non hanno potuto modificare murature o impianti, ma si stanno concentrando su parquet, piastrelle e arredi su misura.

Effetto green

Desideri e limiti: gli under 35 vorrebbero concentrarsi sul green, ma bisogna guardare alle proprie capacità economiche. L’efficienza energetica e l’impatto ambientale sono temi che incontrano crescente interesse, ma nella pratica bisogna fare compromessi. Molti intervistati esprimono attenzione alla sostenibilità, ma aggiungono subito: «Se i costi lo permettono».

Michele e Paula avevano un chiaro orientamento verso materiali ecologici, ma si sono presto scontrati con i prezzi: «Avremmo voluto usare materiali completamente ecologici, ma il costo non era accessibile». Il bilancio finale ha incluso una caldaia ibrida e infissi in pvc, evitando però soluzioni troppo onerose.

Anche Umberto, ha fatto scelte molto pragmatiche: «Sono sempre andato sulla cosa più economica. Se ci fosse stato più capitale, forse avrei scelto materiali più sostenibili».

Per lui, come per tanti, la funzionalità e il risparmio vengono prima di tutto. In alcuni casi, la sostenibilità arriva come effetto collaterale di un investimento più ampio. Davide e Valentina, per esempio, hanno acquistato un appartamento in classe A3 con impianto fotovoltaico integrato: «Abbiamo cercato solo nuove costruzioni con alta efficienza. Per noi era un requisito».

La scelta green era inclusa nel pacchetto immobiliare, e non frutto di un’aggiunta successiva. Anche per Alice la casa nuova già aveva predisposizioni sostenibili, come pannelli solari: «Sono stati fattori che ci hanno convinti all’acquisto».

Per gli under 35 il valore del green non è trascurabile, ma è subordinato alla sostenibilità economica. La casa deve prima essere accessibile e gestibile, solo con maggiori capacità economiche si apre anche il capitolo sostenibilità.

Artigiani e rivenditori

Il caro e vecchio rapporto umano è importante: i giovani sono alla ricerca delle persone giuste a cui affidarsi per la trasformazione della casa. Artigiani fidati, ditte conosciute o fornitori suggeriti da familiari significa ridurre l’ansia, contenere i rischi e sentirsi più coinvolti nel processo.

Alessia ha affidato la ristrutturazione della sua casa a una piccola impresa già sperimentata dalla famiglia: «Li conoscevamo da tempo, avevano già lavorato sia in questa casa che nell’altra dei miei genitori. Per noi era importante avere qualcuno di affidabile».

In un momento di grande spesa e responsabilità, il volto familiare dell’impresa diventa garanzia solida e, per Alessia, necessaria.

Lo stesso vale per Umberto, che ha scelto di ristrutturare il suo bilocale genovese con l’aiuto di un amico d’infanzia: «Conoscendolo, lui è il mio punto di riferimento per qualsiasi tipo di lavoro edilizio. È stato tutto molto artigianale». Il rapporto personale permette una gestione più fluida e flessibile, anche nei tempi: «Ci siamo gestiti pian piano», aggiunge Umberto.

Acquistare materiali

Michele e Paula raccontano di aver evitato i grandi centri come Leroy Merlin o Tecnomat per affidarsi a piccoli fornitori: «Nei negozi più piccoli ti seguono, ti consigliano, ti trasmettono fiducia.

I grandi rivenditori sono più simili a supermercati: c’è il rischio di sbagliare di più». Anche la possibilità di accompagnare l’operaio direttamente dal fornitore per scegliere i materiali è percepita come una forma di controllo, ma anche di relazione umana.

Renate e il suo compagno hanno acquistato i pavimenti da un rivenditore suggerito dal padre di lei, proprio per la fiducia consolidata: «Abbiamo guardato più alla qualità-prezzo che all’origine dei materiali. Ma il rivenditore lo conosceva mio padre, e ci siamo trovati bene».

Anche Alberto ha scelto i materiali insieme alla ditta e a un interior designer, andando di persona dai fornitori: il coinvolgimento diretto è spesso preferito alle scelte a catalogo.

Certo, i preventivi sono importanti, ma volti noti, consigli trasmessi e imprese locali garantiscono fiducia: un fattore chiave per capire gli investimenti dei giovani sulla casa.

Giovani e mercato immobiliare

Acquisto dei materiali

Casa come benessere

L’esperienza di lockdown e in particolare l’isolamento ha trasformato radicalmente le priorità dei giovani: oggi la casa non è solo un tetto, ma uno spazio di benessere, autonomia, gestione degli affetti e anche di lavoro.

Molti degli intervistati raccontano come l’emergenza sanitaria abbia spostato l’attenzione verso elementi prima considerati secondari: luce naturale, spazi separati per lavorare, terrazzi, giardini, ariosità.

Alberto, che lavora spesso in smart working, ha cercato un appartamento ampio proprio per questo: «La nuova casa consente a entrambi di lavorare da remoto in modo indipendente, senza sovrapporsi».

La necessità di non intralciarsi durante le ore di lavoro è diventata fondamentale dopo l’esperienza lavorativa con la compagna in uno spazio ridotto durante il lockdown.

Alice ha fatto ritorno al suo paese dopo alcuni anni a Milano. La scelta dell’immobile è stata guidata dalla ricerca di spazi più vivibili: «Abbiamo capito quanto fosse importante avere stanze in più per stare separati quando serve».

Non è solo una questione di metratura, ma di qualità della vita e benessere quotidiano. Anche Renate ha dato grande importanza allo spazio esterno: «Il mio ragazzo ha sempre sognato una piscinetta, a me bastava un terrazzino. Quindi ci siamo trovati in mezzo». Dopo anni in un monolocale seminterrato, l’idea di un terrazzo di 80 metri quadri è diventata fondamentale nella loro scelta.

La casa, oggi, deve poter accogliere tutto: riposo, lavoro, cura di sé, intimità, anche distanza. Per questo la distribuzione interna viene spesso ripensata, anche in case già abitabili.

«Volevo metterla a posto secondo i miei gusti», racconta Luca parlando della scelta di abbattere dei muri per creare un openspace. Anche i dettagli estetici, come la scelta di materiali caldi o luci regolabili, vengono caricati di un valore che va oltre il semplice design: servono a costruire comfort, a rendere lo spazio psicologicamente accogliente e soprattutto casa.

di Riccardo Sacchi

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