Quanto valgono ancora i bonus fiscali?
Nei primi cinque mesi dell’anno sono stati versati bonifici parlanti per 10 miliardi e fino a dicembre l’incentivo rimane ancora al 50%. Nei condomini molti sconti fiscali sono divisi tra parti comuni e abitazioni private.
La cattiva notizia è nota da tempo: il superbonus, tranne eccezioni, è morto è sepolto. La buona notizia, invece, è che i bonus sono ancora vivi, seppure meno gagliardi di un paio di anni fa. Eppure, l’opinione diffusa è che gli incentivi fiscali non ci siano più.
Ed è proprio l’idea che il provvedimento restrittivo degli incentivi del governo ha voluto diffondere, con il comprensibile obiettivo di preservare i conti pubblici.
Ma in realtà nel 2025 i bonus ci sono ancora, anche se non più in formato super. A ricordarlo è il Bollettino delle entrate tributarie, documento che mette nero su bianco quanto incassa lo Stato e analizza l’andamento del gettito fiscale italiano.
In sintesi: i dati del Bollettino certificano che molti condomini stanno ancora utilizzando i benefici per la riqualificazione. E potranno continuare a goderne fino alla fine dell’anno, prima che si riducano ulteriormente.
I veri numeri
Certo, la frenata c’è stata. Ma anche qui occorre fare dei distinguo. I numeri, per esempio, indicano che soltanto a maggio sono stati versati per i lavori legati ai bonus un bel po’ di bonifici parlanti, quelli necessari per ottenere lo sconto fiscale: 2,43 miliardi di euro.
Certo, il calo, rispetto al corrispettivo mese del 2024 è consistente: il 19,8% in meno. Ma si tratta pur sempre di una bella cifra. Di più: nei primi cinque mesi del 2025 gli investimenti per migliorare gli edifici hanno sfiorato i 10 miliardi (9,8 per la precisione). Anche in questo caso la cifra è consistente, seppure in contrazione rispetto allo stesso arco di tempo del 2024.
Il calo è stato in questo caso del 25,3%. Ma, attenzione: il numero va interpretato. Perché nei primi due mesi dell’anno la frenata è stata più brusca per l’effetto dello stop quasi totale al superbonus e del taglio delle detrazioni ordinarie, scattati con la manovra 2025. Molti condomini, in sostanza, si sono portati avanti negli ultimi mesi del 2024 in previsione dell’annunciata riduzione degli incentivi.
Così tra gennaio e febbraio scorsi è stata registrata una riduzione del 35% sullo stesso bimestre del 2024 a causa delle molte spese previdentemente anticipate per evitare la stretta.
Lo confermano i bonifici parlanti di dicembre 2024: in un solo mese sono stati spesi 10,64 miliardi, un record da quando il Bollettino delle entrate tributarie registra le ritenute delle banche, che consentono di calcolare il flusso dei pagamenti da parte dei proprietari.
Rush finale
Smaltito nei primi due mesi l’effetto choc e messa alle spalle la corsa agli investimenti di fine 2024, l’utilizzo dei bonus si è riequilibrato sulla diminuzione media del 20% rispetto allo scorso anno. Una frenata che è ascritta anche al blocco degli sconti in fattura.
Tutti i bonus casa non possono più utilizzare questo strumento, che era stato il carburante della frenetica stagione del superbonus. Anche se continuano a esserci eccezioni, come per il superbonus con diritto alla cessione già prenotato, per il Terzo settore e le aree colpite da terremoti.
In sostanza, quindi, l’effetto bonus si è fortemente ridotto, ma non è scomparso del tutto. Siamo tornati, tenendo conto anche l’inflazione, circa al livello dei livelli di spesa del 2019, anno che ha preceduto il covid che, a sua volta, ha spinto l’allora governo a introdurre il superbonus. Come sia andata a finire lo sanno tutti.
I rischi
In ogni caso, gli ultimi mesi del 2025 offrono ancora agevolazioni al 50% per le abitazioni principali e 36% per gli altri immobili, mentre per il biennio 2026-27 lo sconto fiscale sarà ridotto a 36% e 30%. E, per questo, se per il 2025, bene o male, le cifre indicano che una attività di riqualificazione continua a esserci, mentre per i prossimi anni la diminuzione degli incentivi presenta molte incognite.
Per esempio, c’è chi nel mondo dell’edilizia ha pronosticato un grande ritorno dei lavori in nero, peraltro mai spariti del tutto. Il meccanismo, visto che i bonus legati ai bonifici parlanti saranno moribondi, potrebbe essere quello della sottofatturazione per gli interventi di minor impatto.
Oltre, naturalmente, al rinvio delle opere non urgenti. Premesso questo, c’è già chi ipotizza una corsa ai lavori con bonus 50% tra novembre e dicembre, proprio come è avvenuto lo scorso anno, per anticipare il taglio del prossimo anno.
L’analisi Acli
Che i bonus non siano del tutto morti lo fotografa anche un’analisi del Caf Acli sul modello 730 di quest’anno, relativo al 2024, che rivela alcuni aspetti interessanti che riguardano i condomini. Il 60,1% di chi ha utilizzato il bonus ristrutturazioni nella dichiarazione dei redditi ha detratto spese su parti comuni condominiali.
Ma con un risvolto inaspettato: la detrazione media non è del 10%, come era lecito attendersi, visto che lo sconto fiscale è recuperato in dieci anni. I dati delle dichiarazioni dei redditi indicano invece una percentuale media fino al 7,9% nel 2021 e 2022, cioè nel periodo in cui era ammessa la cessione e lo sconto fattura.
Lo scorso anno, invece, la detrazione ha toccato il 13,7%. In questo caso la spesa media detratta è stata più alta, probabilmente per la volontà di concentrare le spese e accelerare i lavori in vista del taglio dei bonus previsto dalla legge di Bilancio per quest’anno. Un altro dato emerge dall’analisi: l’importo della spesa media detratta per rigo, cioè per singolo intervento condominiale. Dai modelli 730 risulta pari a 133 euro, segno che sono riferite generalmente a piccole manutenzioni.
Sconto per il 43,3%
Non solo: i dati passati al setaccio dal Caf Acli indicano che tra i lavoratori dipendenti e i pensionati il 43,3% ha indicato nella dichiarazione dei redditi la detrazione per il recupero edilizio. Dai moduli 730 è emersa anche la fotografia del tipo di lavori: il 15% ha eseguito solo opere su parti comuni, mentre il 17,3% solo sulle singole unità residenziali (non solo appartamenti condominiali, ma anche ville e case unifamiliari). C’è anche chi (11%), naturalmente, ha optato per l’agevolazione fiscale su entrambe le tipologie immobiliari.
Altri numeri: la spesa media è diminuita da 523 a 478 euro tra il 2021 e il 2024, ma è poi risalita a 493 euro nelle dichiarazioni presentate nel 2025. Il trend indica anche un maggior ricorso al meccanismo della cessione del credito. Questa spesa media è nei fatti composta dalla somma di diversi interventi minori: in media per ogni lavoro eseguito la quota addebitata dall’amministratore a ogni condomino è di 133 euro.
Se ne può dedurre che i bonus sono utilizzati in realtà anche per ammortizzare alcune manutenzioni necessarie. Infine, l’analisi rileva che gran parte dei proprietari di abitazione in condominio ha utilizzato più di un bonus: solo il 30% dei contribuenti ha compilato un solo rigo del modello 730/2025 per lavori condominiali, mentre il 19,1% conta su due recuperi pluriennali per interventi su parti e il 13,3% sale a tre. Ma c’è anche chi (37,6%) sale oltre quattro, e perfino l’8,5% di contribuenti che usa più di otto bonus, probabilmente per case in diversi condomini.
Quali sconti sono successi
La legge di Bilancio approvata a fine 2024 ha stabilito che bonus ristrutturazioni ordinario, ecobonus e sismabonus sono ora tutti al 50% per le abitazioni principali, al 36% per seconde case e altri immobili. Per i prossimi due anni (2026-2027) le detrazioni scenderanno rispettivamente al 36% e 30%.
Per ottenere il bonus 50% è necessario essere titolari di un diritto di proprietà o di un altro diritto reale e ristrutturare l’abitazione principale. L’Agenzia delle entrate riconosce come «proprietà superficiaria», la nuda proprietà e i diritti reali di godimento usufrutto, uso e abitazione.
Sono invece esclusi inquilini, comodatari e utilizzatori in leasing, familiari conviventi, titolari di concessioni demaniali, soci di cooperative, assegnatari di alloggi, promissari acquirenti.
Per agevolare chi acquista un immobile, è consentito considerare che la casa sia adibita ad abitazione principale alla fine dei lavori, a patto che il diritto reale di proprietà ci sia già quando inizia la ristrutturazione. Insomma, si può acquistare un appartamento e iniziare i lavori a patto che quando siano terminati ci si vada ad abitare. Stesso discorso per ottenere il sismabonus.
di Giuseppe Rossi




