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Le regole per la piscina in comune

Nella piscina condominiale

Difficile resistere alla tentazione di una piscina: è possibile prendere il sole e rilassarsi sul bordo vasca, fare due chiacchiere con gli amici, rinfrescarsi nelle giornate afose. Per i più piccoli, poi, è una fonte inesauribile di gioco. La piscina, però, inevitabilmente, comporta anche una serie di grattacapi: non è sufficiente installarla, occorre provvedere alla manutenzione. Per non parlare dei rischi connessi al suo utilizzo. A volte basta una piccola svista, una semplice spinta, per trasformare una giornata spensierata. I pericoli più insidiosi, poi, sono quelli meno evidenti: occorre curare la salubrità dell’acqua e prevenire problemi igienico sanitari.

All’aperto

Negli impianti all’aperto le condizioni esterne possono rappresentare una fonte supplementare di contaminazione dell’acqua e delle superfici. Nelle piscine coperte l’umidità relativa può raggiungere valori superiori al 70-80% non solo ostacolando la termoregolazione del corpo, ma creando le condizioni favorevoli alla formazione di alghe, funghi e batteri potenzialmente pericolosi.

Normalmente identifichiamo la piscina come una vasca piena di acqua. Nulla di più sbagliato. Si tratta di un impianto più complesso di quanto possa apparire a prima vista composto da una serie di elementi. Vediamone i componenti principali.

Aspirafango automatico: è un tipo di pulitore più economico del comune robottino, ma egualmente efficace.

Bocchette di immissione: che immettono l’acqua proveniente dal sistema di filtraggio all’interno della vasca.

Bordo piscina: un ciglio di travertino o finta pietra che serve a delimitare il perimetro della vasca.

Elettropompa: svolge una duplice funzione: da un lato permette all’acqua di circolare nell’impianto prelevando il liquido dalla vasca e spingendolo attraverso i filtri, per poi reimmetterlo in vasca. Dall’altro, assolve, attraverso un apposito filtro (chiamato prefiltro) a una prima operazione di filtraggio trattenendo i residui più grossolani e impedendo che questi danneggino la girante della pompa.

Faro subacqueo a 12V: serve a illuminare l’acqua della vasca quando è buio.

Filtri: di diverso tipo, servono a purificare l’acqua da immettere in vasca trattenendo le impurità.

Impianto di filtraggio: è composto da filtri destinati a intrappolare le particelle in sospensione eliminando le impurità.

Lambitore per pastiglie di cloro: consente un più semplice dosaggio del cloro.

Liner: materiale utilizzato per l’interno vasca.

Manometro: misura la pressione nel filtro, indicandoci quando è il momento di effettuare il controlavaggio.

Pool tester o kit pulizia: per esaminare il ph dell’acqua.

Pozzetto: per il ripristino automatico del livello piscina.

Presa aspirafango: a cui collegare l’aspirafango ovvero il pulitore automatico ad aspirazione (il cosiddetto robottino).

Prese di fondo: si tratta di appositi scarichi protetti da una griglia che servono allo svuotamento e al riciclo dell’acqua.

Quadro elettrico: contiene gli interruttori delle pompe e, eventualmente, il timer per l’avvio automatico dell’impianto.

Scambiatore termico: collegato ad una fonte di calore (caldaia o pompa di calore), provvede a scaldare l’acqua.

Skimmer: necessario per la pulizia del pelo acqua.

Telo di copertura: utilizzato per coprire la vasca durante i lunghi periodi di inattività.

Telo isotermico: utilizzato per coprire la vasca durante la bella stagione, per brevi periodi di non utilizzo.

Valvola di by pass, per la regolazione del flusso nel lambitore.

Valvola selettrice: permette il lavaggio della sabbia, lo svuotamento della vasca e altre utili funzioni.

Vasca: per forza di cose, rappresenta l’elemento più visibile dell’intero impianto. Può assumere le forme più disparate ed essere realizzata con vari materiali.

Vasca di compenso: tipica delle piscine a sfioro, raccoglie l’acqua dalle canalette per inviarla ai filtri.

Forse l’accessorio più utile è il robottino, che evita l’utilizzo della classica scopa aspirafango. Ormai sul mercato sono presenti vari modelli, più o meno automatizzati e, ovviamente, altrettanto costosi.

Tuffi nella piscina condominiale

Tuffi nella piscina condominiale

La pulizia e i metodi di disinfezione

L’acqua presente nella vasca, il bordo vasca, i percorsi a piedi nudi, gli spogliatoi, possono rappresentare una via di trasmissione di infezioni e malattie sostenute da microrganismi. Una cattiva gestione e una scarsa manutenzione dell’impianto e dei sistemi tecnologici possono favorire condizioni idonee allo sviluppo di funghi e microbi in grado di trasmettere una serie di patologie. I filtri sono l’elemento centrale per mantenere l’acqua limpida e la nostra piscina pulita. In linea di massima, potremmo avere tre sistemi di filtraggio: a cartuccia, autopulente a diatomea e a sabbia.

I metodi di disinfezione

In linea di principio, il miglior prodotto per la disinfezione dell’acqua presente in vasca è il cloro. Si tratta di un elemento chimico altamente igienizzante, in grado di uccidere i batteri, i microrganismi e le alghe presenti nell’acqua. L’unico punto critico potrebbe essere rappresentato dalla necessità di dosarlo nella maniera giusta, in funzione alla quantità di acqua da trattare e del valore del pH per evitare che un eccesso possa essere irritante per chi utilizza la piscina. Di norma la concentrazione di cloro nell’acqua deve essere compresa tra 1 e 2 ppm. In linea di massima abbiamo tre tipi di cloro ovvero: cloro liquido, in polvere (o dicloro) e in pastiglie (o tricloro). Il cloro in polvere contiene il 60% di cloro utile: è utilizzato diluendo 10-15 gr di cloro per ogni metro cubo di acqua in un contenitore separato e poi versato nella piscina. Normalmente è conosciuto come cloro rapido o shock, in quanto agisce in maniera ultra veloce permettendo di disinfettare l’acqua distruggendo repentinamente tutti gli elementi inquinanti che causano cattivo odore, acqua torbida e formazione di alghe. In sostanza, questo prodotto è usato per i casi di emergenza o in occasione del primo utilizzo dopo una lunga pausa. È un prodotto particolarmente aggressivo ed è opportuno evitare l’utilizzo della piscina per i successivi due-tre giorni. Il tricloro, in pastiglie granulari, è a lenta solubilità (15 giorni all’incirca) per cui viene utilizzato per i trattamenti di mantenimento. Si tratta di un prodotto particolarmente concentrato, che rilascia anche il 90% di cloro utile. Il cloro granulare è meno costoso del cloro in polvere ma è particolarmente abrasivo per cui non va versato direttamente in vasca ma andrà sciolto (con i dosaggi prescritti, ovvero 10-15 gr di prodotto ogni metro cubo di acqua) nello skimmer o in appositi erogatori.

Consigli per la riapertura e messa in funzione

I teli di copertura della piscina possono essere di vario tipo (o, meglio, di materiali diversi). Con la messa in esercizio dell’impianto andranno rimossi e messi a deposito. Una volta rimosso, il telo andrà disteso su una superficie il più possibile pulita (non sul terreno), dovrà essere pulito sui due lati, asciugato al sole, cosparso con del talco per eliminare l’umidità residua ed evitare la muffa. Quindi, andrà piegato e messo in deposito. Occorre evitare di pulire il telo con l’acqua residua della piscina, che potrebbe essere sporca, stagnate o contenere residui chimici o muffe. È necessario utilizzare acqua pulita. Una volta piegato, il telo dovrebbe essere sistemato all’interno della sua sacca e conservato in luogo asciutto, lontano dal sole o fonti di calore, al riparo da insetti e piccoli animali che potrebbero danneggiarlo.

Pulizia della vasca

Se non disponiamo del telo di copertura, a inizio stagione sarà necessario svuotare completamente la vasca evitando accuratamente che i materiali depositati (insetti, foglie e sporco) danneggino i filtri. Se la vasca non ha un sistema di svuotamento, sarà necessaria una pompa sommersa. L’acqua residua dovrebbe essere smaltita evitando di riversarla in fogna o su terreno vegetale in quanto potrebbe contenere dei residui chimici inquinanti. Svuotata la vasca, sarà bene pulirla con la massima cura possibile perché, una volta riempita, non sarà possibile rimediare se non svuotandola nuovamente. Bisognerà eliminare ogni traccia di calcare dal fondo e dalle pareti in quanto sulle zone ruvide attecchiscono facilmente le alghe. In linea di massima saranno necessari prodotti di due tipi, capaci di eliminare calcare e sporco organico. Il calcare andrà eliminato con detergenti disincrostanti specifici a base acida; lo sporco organico, invece, andrà eliminato con…. olio di gomito. Occorre tener presente che i prodotti da utilizzare dovranno essere scelti in funzione del materiale con cui sono fatte le pareti della vasca in quanto prodotti particolarmente aggressivi potrebbero danneggiare le fughe delle vasche in cemento rivestite in ceramica, soprattutto se queste sono vecchie, mentre uno sgrassante molto forte può aggredire il colore del telo in pvc. Quando si eseguono queste operazioni è sempre meglio testare il prodotto su una superficie piccolissima per apprezzarne i risultati. Attenzione: non mescolare mai prodotti a base acida con il cloro, potrebbe innescarsi una reazione chimica particolarmente pericolosa.

Pulizia dell’impianto di filtrazione

Dopo aver pulito la vasca, occorre passare alle tubazioni dell’impianto di filtrazione, i filtri e gli skimmer. Per le piscine a sfioro sarà necessario pulire le canaline. Ultimate le operazioni di pulizia, anche l’impianto di filtrazione va rimesso in funzione.

La normativa

Le caratteristiche strutturali e gestionali delle piscine sono delineate dalle singole Regioni, mentre i requisiti igienico-ambientali soddisfano quelli previsti dall’Accordo Stato-Regioni sulla «costruzione, manutenzione e vigilanza delle piscine ad uso natatorio» del 16 gennaio 2003. Nel 2004 è stata redatta la Disciplina interregionale delle piscine, elaborata da un gruppo tecnico, che ha dato vita all’Accordo del 16 dicembre 2004: un impegno politico e istituzionale, al fine di un’applicazione di regole condivise omogenee sul territorio nazionale.

Occorre sottolineare che questi «Accordi» non sono vere e proprie leggi e non comportano sanzioni a carico dei trasgressori. Sono semplici atti amministrativi che, per favorire l’armonizzazione delle legislazioni regionali, fissano i requisiti igienico-sanitari della qualità dell’acqua e dell’ambiente. In mancanza di precise leggi regionali che recepiscono l’Accordo prevedendo delle sanzioni in caso di inadempimento, gli organi di vigilanza possono fornire solo delle indicazioni di principio, ma non possono applicare alcuna sanzione.

L’Accordo del 2003 definisce la piscina come «un complesso attrezzato per la balneazione che comporti la presenza di uno o più bacini utilizzati per attività ricreative, formative, sportive e terapeutiche esercitate nell’acqua contenuta nei bacini stessi». Il termine piscina non si riferisce solo alla vasca, ma comprende l’intero complesso formato dalle vasche, dai servizi, spogliatoi, solarium, locali tecnici e ogni altro locale accessorio, anche non strettamente destinato alle attività natatorie. L’Accordo 2004 introduce la distinzione tra frequentatori e bagnanti.

I frequentatori sono gli utenti presenti al l’interno dell’impianto e il loro numero incide sulla capacità complessiva della struttura, sull’affollamento dei servizi, wc e spogliatoi, ma non sulle caratteristiche dell’acqua.

I bagnanti sono i soggetti che si trovano in vasca e negli spazi strettamente funzionali all’attività natatoria (banchina perimetrale). Il numero di bagnanti è strettamente connesso allo spazio disponibile per svolgere in sicurezza le attività di nuoto e influisce sul carico inquinante cui l’impianto di trattamento deve far fronte. L’Accordo 2004 stabilisce i valori massimi di affollamento dei bagnanti in relazione alla superficie delle vasche e al tipo di attività che vi si svolgono. Così, per esempio, abbiamo:

  • attività di nuoto, un bagnante ogni 5 metri quadrati di specchio d’acqua
  • attività ludico ricreative, un bagnante ogni 3 metri quadrati di specchio d’acqua

Le piscine sono catalogate in varie categorie, quelle condominiali appartengono alla tipologia B: destinate all’uso esclusivo degli abitanti del condominio e dei loro ospiti, esclusi i condomini fino a quattro unità abitative. Occorre tener presente che l’Accordo 2003 considera la piscina come uno dei possibili servizi condominiali, al pari dell’ascensore o dell’autoclave, conseguentemente la corretta regolamentazione dell’uso, il rapporto con gli utenti, la manutenzione, la pulizia, la salubrità dell’acqua (dolce o salata), l’igiene, la sicurezza, la funzionalità dell’impianto, ricadono sotto la responsabilità dell’amministratore.

Gli Accordi prevedono due figure obbligatorie:

  1. l’assistente bagnanti, con brevetto specifico, abilitato al salvataggio ed al primo soccorso, che vigili sulle attività in vasca e nel solarium durante l’orario di apertura della piscina
  2. l’addetto alla gestione degli impianti tecnologici ovvero il responsabile dell’impianto (con competenze tecniche specifiche) che assicuri il rispetto dei requisiti igienico ambientali e predisponga il manuale di autocontrollo, che regoli ogni aspetto del rapporto gestore/utente.

Il manuale di autocontrollo racchiude tutti gli aspetti igienici e comportamentali che servono a permettere di mantenere idonee le condizioni dell’impianto.

Si tratta di un vero e proprio regolamento, che deve essere messo a conoscenza di ogni utente,  esposto in punti ben visibili e deve contenere questi elementi essenziali:

  • profondità dell’acqua e di eventuali punti della vasca a profondità ridotta
  • divieto di effettuare tuffi qualora non vi siano strutture adeguate e personale di soccorso
  • raccomandazione di non bagnarsi a meno di tre ore dal consumo di un pasto
  • obbligo di fare la doccia e il pediluvio prima di bagnarsi (il pediluvio può essere evitato qualora la doccia sia prossima alla vasca di piscina)
  • collocazione dei più vicini servizi igienici
  • orari di accesso alla piscina e orari di chiusura
  • divieto di ingresso ai minori di anni 12 non accompagnati da persona maggiorenne
  • modalità di segnalazione della presenza e/o assenza del servizio di assistenza bagnanti
  • fruizione della zona adibita a solarium, eventualmente anche adiacente alla piscina, con indicazione del rispetto dell’interdizione nell’utilizzo della piscina medesima in caso di assenza dell’assistente bagnanti
  • orari di accesso prestabiliti relativamente ai quali dovrà essere data informazione ben visibile con affissione di cartelli

Pulizia e controllo degli impianti

Pulizia e controlli devono essere compiuti quotidianamente. I controlli per la verifica del corretto funzionamento del complesso sono distinti in controlli interni, eseguiti a cura dei responsabili della gestione della piscina e controlli esterni, di competenza dell’Azienda Unità Sanitaria Locale.

Abbiamo, quindi, due forme di controllo, uno interno effettuato dal gestore, e uno esterno, a carico delle autorità sanitarie.

Il controllo interno (punto 6 dell’Accordo 2003) posto a carico del gestore, è finalizzato alla verifica della gestione attraverso sistemi di autocontrollo basato sulla metodologia Haccp (Hazard Analysis Critical Control Point – Analisi del rischio e controllo dei punti critici). L’accordo descrive alcuni passaggi della procedura di autocontrollo, che deve riguardare i pericoli derivanti dalla qualità dell’acqua, dalle condizioni degli ambienti e delle attrezzature, lasciando al gestore ampia autonomia purché sia assicurata la tutela della salute degli utenti. Al gestore, quindi, quando vi siano rischi per la salute degli utenti, è riconosciuto il potere-dovere di chiudere le vasche o l’intera struttura di propria iniziativa, senza aspettare che sia l’Autorità Sanitaria a disporla.

Il controllo esterno eventuale fatto a campione può riguardare anche verifiche documentali, misurazioni strumentali e prelievi di campioni per le analisi.

Responsabilità dell’amministratore e del condominio

L’amministratore di condominio è tenuto a garantire la sicurezza e deve adottare i mezzi adeguati per scongiurare ogni pericolo. A meno che l’assemblea non abbia nominato un responsabile della piscina, l’amministratore, quale legale rappresentante del condominio, è responsabile della gestione dell’impianto e ha l’obbligo di accertarsi che siano rispettati tutti gli adempimenti previsti dalla legge. Quale custode dei beni condominiali risponde per eventuali danni subiti dai condomini o da terzi frequentatori dell’impianto anche a seguito di semplici omissioni. Buona norma, quindi, prevedere espressamente nel regolamento di condominio apposite clausole che prevedano, per esempio, l’obbligo di nominare le diverse figure professionali all’esterno e il divieto di sovrapposizione della figura dell’amministratore con quella di responsabile della piscina.

Requisiti di sicurezza piscine

Il decreto ministeriale del 18 marzo 1996 (Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi) prevede che i titolari degli impianti siano responsabili dell’attuazione e del mantenimento delle condizioni di sicurezza, a garanzia dell’incolumità del pubblico, degli atleti e del personale addetto. I titolari possono essere configurati sia nei proprietari della struttura, sia nei gestori della stessa con responsabilità di:

  • valutazione del rischio
  • predisposizione e redazione del piano di sicurezza
  • predisposizione e redazione del piano di emergenza
  • nomina del personale addetto alla sicurezza dell’impianto
  • formazione e informazione degli addetti agli impianti
  • effettuazione e registrazione di controlli periodici del corretto funzionamento

Pertanto, il responsabile della piscina, ai sensi del decreto legislativo 626/1994 e successive modifiche, deve redigere il Documento di valutazione dei rischi che deve tenere conto di:

  • potenziali rischi igienico-sanitari
  • punti o fasi in cui si possono verificare i rischi
  • misure preventive da adottare
  • sistema di monitoraggio
  • azioni correttive
  • verifiche del piano di sicurezza e emergenza
  • aggiornamento delle procedure

Il responsabile deve eseguire controlli interni e tenere a disposizione della Asl, per i controlli esterni, per almeno due anni, sia il documento di valutazione dei rischi che:

  1. registro dei requisiti tecnico-funzionali con indicazione delle dimensioni e del volume di ciascuna vasca, numero dei filtri, portata delle pompe, sistema di manutenzione
  2. registro dei controlli dell’acqua della vasca contenente:
  3. a) gli esiti di controllo di cloro attivo libero, cloro attivo combinato, temperatura e pH
  4. b) lettura del contatore installato nella tubazione di mandata dell’acqua di immissione per il calcolo della quantità di acqua di reintegro
  5. c) quantità e denominazione dei prodotti utilizzati giornalmente per la disinfezione dell’acqua
  6. d) data di prelievo dei campioni per l’analisi dell’acqua
  7. e) numero dei frequentatori dell’impianto.

Il titolare dell’impianto è tenuto a:

  • correggere valori in contrasto con i parametri igienico-sanitari previsti con ripristino delle condizioni ottimali
  • dare tempestiva comunicazione alla Asl in caso di rischi per la salute umana
  • nominare i soggetti responsabili dell’igiene, della funzionalità, della sicurezza degli impianti e dei bagnanti, sulla base delle figure professionali individuate dalle Regioni.

Per la sicurezza dei bagnanti è necessario prevedere una o più scalette o gradini incassati in relazione alla conformazione della vasca, munite di mancorrenti che debbono essere rigidamente ancorati alla struttura della vasca. L’accesso alle aree delle attività balneatorie deve avvenire attraverso un passaggio obbligato lungo il quale va disposta una vasca lavapiedi.

Daniela Zeba

Casa Condominio Cover Gennaio 24

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Autore: giusepperossi